La luce nell'oscurità
[🌊 BluMed #27] Il mondo nascosto e prezioso del corallo nero del Mediterraneo.
Tra le correnti sottomarine e i fondali rocciosi del Mediterraneo si cela un essere misterioso, fragile e prezioso: il corallo nero. Una meraviglia rarissima, che vive nell’ombra, lontano dalla luce, formando vere e proprie foreste sottomarine. Foreste che, nonostante il suo nome, risaltano agli occhi per il loro colore bianco: l’esoscheletro scuro del corallo nero è nascosto infatti sotto gli organismi viventi bianchi (i polipi) che lo compongono. A renderlo speciale però non è solo la sua bellezza, ma il ruolo fondamentale che gioca nell’equilibrio del Mediterraneo, motivo per cui dobbiamo conoscerlo e tutelarlo sempre di più.
Una foresta nascosta nel mare
Il corallo nero del Mediterraneo (Antipathella subpinnata) è una creatura straordinaria. Appartiene alla famiglia Myriopathidae e all’ordine Antipatharia, il cui nome deriva dal greco "anti" (contro) e "pathos" (sofferenza), perché in antichità il suo scheletro veniva usato per amuleti contro il malocchio e le malattie. Vive in profondità, a partire dai 50 fino a oltre 200 metri, dove le correnti sono forti e l’acqua è fredda. Qui, si aggrappa alle rocce e si sviluppa lentamente, millimetro dopo millimetro, formando colonie che possono superare i due metri di altezza e vivere per oltre 2000 anni.
Queste colonie non sono solo affascinanti reliquie biologiche: sono vere e proprie foreste animali, simili alle gorgonie e ai coralli bianchi. I loro intricati rami offrono riparo a pesci, crostacei e molluschi, creando habitat ricchissimi di biodiversità. Alcune delle più grandi foreste di corallo nero conosciute si trovano nello stretto di Messina, alle Isole Tremiti e nelle acque delle Egadi, come a Marettimo e Favignana. Ambienti unici, cruciali per l’equilibrio del nostro mare.
Un gioiello in pericolo: le minacce che lo stanno cancellando
Nonostante la sua importanza ecologica e la protezione internazionale garantita dalla CITES (Convenzione di Washington), il corallo nero è in pericolo. Il suo scheletro scuro è ancora ricercato per la creazione di gioielli e oggetti di culto in alcuni paesi, incentivando il prelievo illegale. Ma il rischio più grande è quello che arriva dalla pesca e dai cambiamenti climatici.
Le reti a strascico e i palamiti rappresentano un flagello per il corallo nero. Un solo passaggio può spezzare colonie millenarie, distruggendo in pochi secondi ciò che ha impiegato secoli a crescere. Il relitto della Haven nel mar Ligure, dove è stata recuperata una colonia sradicata, e i rami spezzati ritrovati alle Tremiti sono testimonianze dirette di questa minaccia.
Ma la crisi climatica potrebbe essere ancora più insidiosa. L’aumento delle temperature marine e l’acidificazione dell’acqua potrebbero alterare l’ambiente in cui il corallo nero si sviluppa. Anche se le ricerche sono ancora in corso, il rischio che queste variazioni colpiscano la riproduzione e la sopravvivenza di queste colonie è reale.

Esplorare per proteggere: la ricerca in azione
Studiare il corallo nero non è semplice. Vive a profondità proibitive per i subacquei tradizionali e le sue foreste si trovano spesso in aree con forti correnti. Per questo, i ricercatori si affidano alla subacquea tecnica con miscele di gas e rebreather, oltre all’uso di veicoli operati da remoto (ROV).
Uno dei progetti più ambiziosi è ANTI PATHOS, una collaborazione tra il biologo marino Giovanni Chimienti e la fondazione Marevivo. Questo progetto coinvolge subacquei esperti in attività di citizen science, per censire la presenza del corallo nero e monitorarne lo stato di salute. Grazie a questi sforzi, nuove foreste vengono scoperte e mappate, come quella incredibile delle Tremiti, esplorata nel documentario Il tesoro nascosto delle Tremiti e quella siciliana dell’isola di Marettimo.
Ma la ricerca non si ferma alla scoperta. Studi come quello della dott.ssa Martina Coppari stanno analizzando la riproduzione del corallo nero in natura, cercando di capire come proteggerlo al meglio. Si è scoperto, per esempio, che le colonie possono essere gonocoriche, con individui maschili e femminili separati. Durante la riproduzione, alcune femmine cambiano colore dal bianco al rosa-arancio, ma il processo è ancora poco studiato. E quindi ogni nuova informazione può rivelarsi fondamentale per la conservazione di questa specie rara.
Il ruolo della comunità: proteggere il corallo nero significa proteggere il nostro mare
Proteggere il corallo nero non è solo compito dei biologi marini. La sensibilizzazione e il coinvolgimento delle comunità locali sono essenziali per la sua tutela. Alle Egadi, per esempio, le nuove generazioni vengono coinvolte in attività educative per diventare veri "custodi del mare".
Ciò che possiamo fare è diffondere la conoscenza e sostenere la protezione di questi ecosistemi. Segnalare attività sospette alle autorità e supportare i progetti di ricerca sono azioni che possono fare la differenza.
Il corallo nero è una testimonianza vivente della storia del Mediterraneo e non possiamo permetterci di perderlo. Perché significherebbe cancellare una parte fondamentale del nostro patrimonio.
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Coralli del Mediterraneo. Un bel libro da “esplorare” e da riprendere in mano ogni volta che si vuol fare un tuffo tra i tesori del nostro mare.
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Più si va avanti più si scoprono tesori... Io però non ho mai capito bene che cos'è un corallo: una pianta o un animale? 🤔 E se animale, è un animale fermo? Abitato da altri piccoli animali?