Il maestro di tutti noi
[🌊 BluMed #25] La sua voce è inconfondibile, la sua forza è in grado di spazzare via nuvole e pensieri, facendo tornare il sereno.
A volte mi fermo ad ascoltare il vento. Non quello gentile che ci accarezza i pensieri nelle serate estive, ma quello impetuoso che cambia il volto del Mediterraneo. Il maestrale.
Per anni l'ho sentito soffiare dalla finestra di casa mia, quando ancora vivevo a pochi passi dal mare. E nonostante sapesse essere davvero spaventoso, mi metteva di buon umore. Ora che vivo in città, mi sorprendo a cercarne l'eco tra i palazzi, e quando lo ritrovo - anche solo nel ricordo - è come ritrovare un vecchio amico. Ha una voce inconfondibile: non sussurra, proclama. È il vento che spazza via tutto - nuvole, pensieri, incertezze - lasciando dietro di sé un cielo così blu da sembrare dipinto.
Mi ha sempre affascinato come ogni cultura mediterranea abbia un nome diverso per lui, eppure tutti lo riconoscano come il "maestro dei venti". È il vento che ha plasmato non solo il paesaggio - pensa ai pini storti lungo le coste - ma anche il carattere delle genti di mare.
In questa puntata di Blu Mediterraneo, ho voluto dare voce proprio a lui, con un racconto che spero ne catturi l'essenza. Perché il maestrale non è solo un fenomeno meteorologico: è uno dei grandi narratori del nostro mare.
Dopo aver letto, prova a chiudere gli occhi. Forse sentirai anche tu quella voce caratteristica, quel soffio potente che da millenni detta il ritmo della vita mediterranea.
Buona lettura,
Simone

Nasco tra le valli del Rodano, dove l'aria fredda si fa tagliente come un coltello. Sono il primo soffio dell'inverno, il respiro gelido delle montagne che scende verso il mare. Non ho ancora un nome - quelli verranno dopo, tanti quante sono le terre che attraverso.
Mi insinuo tra le gole, accarezzando la roccia nuda. Accelero, prendo forza, divento più audace. L'aria intorno a me vibra di energia contenuta. So già che tipo di vento sarò oggi: non una brezza gentile, ma una tempesta che farà parlare di sé.
Un vecchio pastore mi riconosce prima ancora di sentirmi. Ha visto il cielo cambiare colore, ha notato gli uccelli volare più basso. "Il maestrale sta arrivando", sussurra al suo cane. Con gli anni ha imparato a leggermi come un libro aperto.
Mentre scendo verso la Provenza, raccolgo profumi e li porto con me: lavanda selvatica, timo di montagna, resina di pino. Sono un ladro di essenze, un collezionista di aromi. Ogni folata racconta una storia diversa.
Le prime raffiche raggiungono un vigneto. Quando mi presento all’improvviso durante la bella stagione mi diverto a far danzare i tralci, a scuotere le foglie. Il vignaiolo mi maledice sottovoce - sa che renderò impossibile il suo lavoro per i prossimi giorni. Ma sua nonna sorride: "Il maestrale pulisce l'uva", dice, "tiene lontane le malattie".
Finalmente arrivo al mare. Qui è dove mi scateno davvero, dove mostro la mia vera natura. Sollevo onde che sembrano montagne d'acqua, creo creste di schiuma che brillano al sole. I gabbiani mi usano per planare, immobili nell'aria come aquiloni.
Un pescatore anziano sta rientrando in porto. Sente la mia forza sul viso e sorride - mi conosce bene, sa che non sono sempre stato così impetuoso. "Il maestrale è come il vino buono", ripete spesso, "inizia dolce e poi ti sale alla testa".
I pini lungo la costa si piegano al mio passaggio. Li ho plasmati io, generazione dopo generazione, fino a farli crescere storti e resistenti. Sono la mia firma sul paesaggio, la prova vivente del mio passaggio.
Porto con me frammenti di conversazioni, brandelli di vite: una risata da un caffè di Marsiglia, il rintocco di una campana da un monastero nascosto, l'abbaiare di un cane da un casolare tra gli ulivi. Sono il grande narratore del Mediterraneo, il testimone invisibile di infinite storie.
Mentre la notte si avvicina, la mia furia si placa. Ho fatto il mio lavoro: il cielo è terso come cristallo, l'aria così limpida che le stelle sembrano a portata di mano. Domani soffierò ancora, e poi ancora, finché non avrò raccontato tutte le storie che porto con me.
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L’approfondimento - Dal mare alla tavola: perché le piante alofite troveranno sempre più spazio nei nostri piatti. Quando parliamo del cibo del futuro spesso ci facciamo prendere dalle discussioni sulle tesi più esotiche. In realtà, alcuni degli ingredienti che probabilmente mangeremo di più nei prossimi anni sono già davanti ai nostri occhi. È il caso delle piante alofite: ne ho scritto su InformaCibo.
La (buona) notizia - Al via “GhostNets”: il progetto di restauro dei fondali previsto dal PNRR. Nei giorni scorsi è partita l’iniziativa che prevede il ripristino di 20 aree in cui sia stata rilevata la presenza di attrezzi da pesca e/o di acquacoltura abbandonati. L’obiettivo è ovviamente quello di preservare la fauna e la flora locali.
Il post - Sciabordio. Il suono del mare ci fa bene. Abbiamo parlato della “musica” del Maestrale, ma anche quella delle onde è un toccasana. E il bello è che non bisogna far altro che godersela.
Il libro - Aglio, menta e basilico. Un bellissimo libretto che raccoglie alcuni scritti inediti di Jean-Claude Izzo sul mare, sulla sua Marsiglia, sui profumi e gusti tipici del Mediterraneo e, ovviamente, sui suoi libri noir.
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A questo tuo racconto sul maestrale aggancio un bel romanzo per ragazzə che scrisse Angela Nanetti: "Mistral", che è anche il nome del ragazzino protagonista della storia.