Il ritorno della grande viaggiatrice
[🌊 BluMed #26] Il mare lo evita più che può, ma nonostante ciò il Mediterraneo è vitale per la sua sopravvivenza: sta per tornare la cicogna bianca.
Dicono che porti fortuna. Che sia un messaggero di nuova vita, un simbolo di rinascita. Ma la cicogna bianca non conosce superstizioni. Conosce il vento, le distese infinite del deserto, le montagne, i fiumi. E soprattutto, conosce il Mediterraneo.
Non lo attraversa direttamente, perché la natura non glielo permette, ma lo riconosce come inizio e fine del suo viaggio epico. Ogni primavera, quando l’aria si fa più calda e le giornate si allungano, migliaia di cicogne iniziano a risalire il continente africano. Hanno svernato tra il Marocco, l’Africa sub-sahariana e il profondo sud del Continente, dove hanno trovato cibo e rifugio durante i mesi più duri.
La fine di febbraio e l’inizio di marzo segnano il momento di tornare a nord. È tempo di rivedere il nido che le ha viste nascere.
Una rotta disegnata dal vento
Il viaggio è lungo. Alcune cicogne partono da migliaia di chilometri di distanza, altre da zone più vicine, come il Marocco o il Sudan. Ma tutte condividono la stessa strategia: seguire le correnti ascensionali.
Le cicogne sono veleggiatrici, sfruttano l’aria calda che si solleva dal suolo per guadagnare quota senza sprecare energia. Sanno che sopra le distese desertiche del Sahara troveranno colonne d’aria rovente capaci di sollevarle a centinaia di metri d’altezza. E una volta lassù, con un colpo d’ala quasi impercettibile, iniziano a planare. Scivolano nel cielo come aquiloni, attraversando il deserto senza affaticarsi inutilmente.
Ma poi arriva il mare. Il Mediterraneo è una barriera per loro, un vuoto senza appigli. Sopra l’acqua non ci sono correnti ascensionali, solo vento instabile e distese d’aria fredda che non le aiutano a volare. Per questo le cicogne non lo affrontano mai direttamente. Lo costeggiano, lo sfiorano, lo seguono senza mai oltrepassarlo.
Due sono le rotte principali: la prima passa a ovest, attraverso lo Stretto di Gibilterra, il punto più stretto tra Africa ed Europa. Qui, dove il mare si restringe a soli 14 chilometri, aspettano il momento giusto, scrutano il vento, si radunano a decine nei cieli del Marocco prima di lanciarsi verso la Spagna. L’altra rotta, più lunga, passa a est, attraverso il Bosforo, il sottile braccio d’acqua che separa la Turchia dall’Europa. Anche qui, centinaia di cicogne si concentrano lungo le coste, aspettando le condizioni favorevoli per proseguire.
Il Mediterraneo sembra dunque un ostacolo, ma le sue coste, le sue isole e le sue correnti d’aria indicano la direzione. Ed è anche grazie a lui se, anno dopo anno, riescono a trovare la strada verso casa.
Il ritorno al nido
Non tutte ce la fanno. Il viaggio è lungo e pieno di insidie. Le tempeste possono deviarle, la stanchezza può abbatterle. Alcune finiscono esauste in mare, altre vengono colpite da linee elettriche o da fucili di bracconieri senza scrupoli. Ma chi riesce ad arrivare, sa esattamente dove andare.
Le cicogne bianche tornano sempre nello stesso luogo. Ogni anno, con una precisione straordinaria, rivedono il loro nido, lo stesso nido che hanno lasciato mesi prima. Un intreccio di rami e paglia costruito su un campanile, su un vecchio casolare o su un albero secolare. Un punto fisso nel tempo, mentre tutto il resto cambia.
E sebbene siano note per la loro fedeltà, i due partner non migrano necessariamente insieme. Il maschio spesso arriva per primo, occupa il nido e attende il ritorno della femmina. Se lei torna, la coppia si ricompone. Se non arriva, il maschio può accettare una nuova compagna. Non è l’individuo, ma il nido il vero punto di riferimento. Ed è proprio questo che le lega profondamente al Mediterraneo: il viaggio inizia e finisce sempre qui, lungo le sue coste, vicino ai suoi fiumi, tra i suoi campanili.
Un legame scritto nel cielo
Ogni anno, la cicogna bianca continua il suo viaggio. Vola, attraversa confini, sfida il tempo e gli ostacoli. È un legame vivente tra Africa ed Europa, tra passato e futuro.
Ma il suo cammino è ancora fragile. Il cambiamento climatico sta alterando le sue rotte, i fiumi si prosciugano, le zone umide scompaiono. Senza questi ambienti, le cicogne non troveranno più ristoro durante la migrazione. .
Il Mare Nostrum è ostacolo e confine per il volo della cicogna bianca, ma allo stesso tempo è guida e rifugio. È una linea invisibile che separa due mondi, ma che le cicogne bianche uniscono ogni anno con il loro viaggio millenario.
Proteggere il Mediterraneo significa anche proteggere loro e tutti i viaggiatori del cielo.
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