Splendori e miserie del re del Mediterraneo
[🌊 BluMed #12] Il tonno rosso è un simbolo del nostro mare, patrimonio naturale inestimabile e testimone di tradizioni millenarie
È un tesoro del nostro mare, è storia e tradizione millenaria, abbiamo rischiato di perderlo per sempre, ma (forse) stiamo riuscendo a salvarlo... Per poi metterlo però nelle mani delle multinazionali e ridurci a comprarlo dall'altra parte del mondo, a danno della natura e dei nostri territori costieri. Il protagonista di questa puntata di
è il tonno rosso, con le qualità e le contraddizioni che lo riguardano.Il tonno rosso è un simbolo del Mediterraneo. Nelle nostre acque svolge un ruolo ecologico cruciale, perché in quanto predatore la sua presenza contribuisce a mantenere l'equilibrio delle specie ittiche e la salute degli ecosistemi. Ma oltre al suo valore ambientale, il tonno rosso ha un'importanza culturale ed economica che si tramanda da secoli. Se non millenni. È una specie legata a tradizioni gastronomiche antiche, trasmesse di generazione in generazione, ed è anche una risorsa vitale per le comunità costiere.
Purtroppo però il tonno rosso del Mediterraneo da anni affronta gravi minacce che mettono a rischio la sua sopravvivenza. La principale è la sovrapesca (alimentata dalla domanda globale e spesso aggravata dalla pesca illegale), a cui però si stanno aggiungendo anche i cambiamenti climatici che alterando le temperature dell'acqua finiscono per influire sui suoi percorsi migratori e sulle aree di riproduzione.
Per capire di più di tutto quanto riguarda il tonno, immergiamoci in acqua e seguiamo le scorribande di questo pesce meraviglioso, che sembra sempre avere un'espressione ingrugnata, ma che in realtà è un tesoro inestimabile sotto tanti punti di vista.
Maestoso e instancabile
Corpo grande e robusto, velocità straordinaria e capacità riproduttiva incredibile. Il tonno rosso (Thunnus thynnus, noto anche come bluefin tuna) è davvero uno dei pesci più impressionanti del Mediterraneo. Può crescere fino a circa tre metri di lunghezza e pesare fino a quasi 700 chili. A parte l'espressione a cui accennavo prima, esteticamente i suoi elementi distintivi sono la linea dorsale blu scuro e il ventre argentato. Ma una delle sue caratteristiche biologiche più affascinanti è la capacità di mantenere la temperatura del corpo al di sopra di quella dell'ambiente acquatico circostante: nelle sue arterie scorre sangue caldo e ciò gli permette di nuotare in acque molto fredde durante le sue lunghe migrazioni.
Le rotte migratorie del tonno rosso sono tra le più estese e complesse nel regno animale, coprendo vasti tratti del mar Mediterraneo e dell'Oceano Atlantico. Questi pesci nascono solitamente nelle calde acque del Mediterraneo, per esempio nelle aree vicino alla Sardegna e alla Sicilia oppure in Spagna, e migrano poi attraverso lo Stretto di Gibilterra verso l'Atlantico. L'aspetto affascinante è che nel corso della loro vita, i tonni possono attraversare l'Atlantico diverse volte, raggiungendo le coste del Nord America e poi tornando in primavera nel Mediterraneo per riprodursi.
E proprio alle sue rotte migratorie e alle zone di aggregazione per la riproduzione sono strettamente legate le pratiche di pesca, sia quelle sostenibili che quelle illegali. Attività attorno a cui ruotano splendori e miserie del tonno, che da predatore dei nostri mari è diventato preda.
L’impatto della pesca al tonno
La pesca al tonno rosso nel Mediterraneo ha radici antiche, molto antiche. Ed è legata a tradizioni culturali e gastronomiche che fanno fortemente parte dell’identità del nostro mare. Ma mentre prima veniva pescato in maniera selettiva e quindi sostenibile, attraverso feluche con arpioni e tonnare di terra, da anni ormai la pesca al tonno è indiscriminata con pescherecci d'altura con reti da circuizione. Si chiamano tonnare volanti e nella loro pesca fanno strage di tonni adulti e giovani, oltre che di altre specie.
Gli strumenti di localizzazione e le tecniche di pesca sono diventati estremamente sofisticati, permettendo di intercettare i tonni in grandi quantità quando questi si spostano attraverso determinate aree. E proprio la conoscenza delle loro abitudini migratorie ha portato a un’attività più mirata, che purtroppo però supera molto spesso i limiti di sostenibilità. Siamo di fronte a una pesca che possono permettersi solo i pescherecci più grandi e moderni, che hanno le disponibilità economiche per stare in mare per molto tempo e che hanno spazio a bordo per stoccare grandi quantità di tonno prima di riportarlo a terra. Il mercato infatti è in mano a un duopolio di commercianti all’ingrosso, che battono bandiere maltesi e spagnole.
L'industria della pesca ha iniziato quindi a sfruttare il tonno rosso su una scala senza precedenti. Le sue carni hanno alimentato e alimentano un lucroso mercato internazionale, in particolare in Giappone, dove questo pesce raggiunge prezzi elevatissimi. Per cosa, poi? Per alimentare il suo consumo come sushi e sashimi.
Quando ci chiediamo cosa possiamo fare per il nostro Pianeta spesso dobbiamo partire proprio da una riflessione sulle nostre abitudini alimentari. Gran parte del pregiato tonno rosso del Mediterraneo finisce dall’altra parte del mondo per sostenere le mode culinarie che noi stessi alimentiamo, mentre poi nella quotidianità ci ritroviamo a comprare tonni in scatola di specie meno pregiate e che arrivano magari dall’Oceano Indiano.
La pesca indiscriminata ha portato ovviamente a un rapido declino del tonno rosso, tra gli anni '90 e i primi anni Duemila. La comunità internazionale è dovuta intervenire per garantire che la popolazione di questa specie potesse mantenere la sua vitalità ecologica e biologica nel lungo termine. La Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell’Atlantico (ICCAT) ha iniziato a imporre quote di pesca nel tentativo di regolare e limitare le catture. Queste misure, inizialmente poco efficaci a causa della mancanza di rigorosi controlli e della prevalenza della pesca illegale, sono gradualmente diventate più severe. Negli ultimi anni, l'ICCAT ha introdotto quote basate su studi scientifici più accurati, che hanno iniziato a mostrare segni di efficacia nel mitigare il declino della popolazione di tonno rosso.
Pesca del tonno sostenibile entro il 2027
Il progetto Common Oceans Tuna della FAO mira a garantire che tutti i principali stock di tonno vengano pescati a livelli sostenibili entro il 2027. Questo obiettivo ambizioso fa parte degli sforzi verso una pesca del tonno più sostenibile e la conservazione della biodiversità. Dal 2014 al 2019, il progetto ha contribuito a ridurre il numero di stock di tonno sottoposti a pesca eccessiva da 13 a 5.
Ma mentre alcuni studi indicano una stabilizzazione, se non un incremento, dei numeri del tonno rosso in alcune aree del Mediterraneo e dell'Atlantico, ci sono voci più critiche che sostengono che le quote siano ancora troppo alte per garantire una vera sostenibilità. Anche perché il problema della pesca illegale continua a essere un serio ostacolo all'efficacia delle misure di conservazione.
La tonnara e il suo valore (economico e culturale)
Come accennavo prima, la pesca del tonno rosso nel Mediterraneo ha radici profondamente ancorate nelle comunità locali, dove avveniva grazie alle tonnare. Ne parlo al passato perché ora purtroppo sono quasi sparite del tutto, nonostante fossero più sostenibili ed etiche. Le flotte commerciali delle multinazionali, con la loro capacità di operare su larga scala, non solo mettono a rischio le popolazioni di tonno, ma erodono anche l'economia delle piccole comunità che per secoli hanno vissuto grazie a una pesca più misurata e tradizionale.
In queste realtà - pensiamo ad esempio a Favignana e Carloforte - la pesca del tonno non è solo un'attività economica, ma un elemento fondante del tessuto sociale. Questo proprio grazie alle tonnare, le tradizionali stazioni di pesca fisse, che sono state per secoli al centro della vita delle comunità costiere del Mediterraneo. Un’affascinante forma di pesca di terra, non di mare, che rispetta il ritmo delle stagioni e non coinvolge altre specie. Il suo funzionamento è spiegato molto bene nel video qui sotto.
Le tonnare non solo permettevano la cattura del tonno durante le sue migrazioni annuali (che avvengono nel periodo giugno-settembre), ma erano anche luoghi di ritrovo sociale, dove generazioni di famiglie lavoravano insieme, preservando tecniche e tradizioni. Ogni fase della tonnara, dal montaggio delle reti all'asta del pescato, era accompagnata da rituali e festeggiamenti che rafforzavano il legame della comunità con il suo ambiente marino.
Operando su una scala molto più ridotta e controllata e aiutando a mantenere le popolazioni di tonno a un livello sostenibile, una tonnara in attività non sostiene solo i pescatori, ma anche altre attività locali. Garantisce insomma che questa pratica possa continuare anno dopo anno senza esaurire la risorsa.
Questo al momento non è più possibile purtroppo a causa della concorrenza delle multinazionali e delle quote assegnate dalle istituzioni: nel caso delle tonnare italiane la quantità di tonno pescabile è così ridotta che rimettere in attività il sistema non solo non sarebbe redditizio, ma porterebbe addirittura a una perdita economica. E così, i pescatori locali non calano le reti, mentre il grosso delle quote (circa il 70%) è assegnato alle tonnare volanti che praticano la circuizione.
La lotta per preservare queste pratiche tradizionali è fondamentale non solo per proteggere le specie marine, ma anche per mantenere vivo un patrimonio culturale che definisce molte comunità mediterranee. Un patrimonio che stiamo rischiando di perdere per sempre, come raccontato anche da
nel suo libro “L’Italia ha paura del mare”:Il punto è che il tempo stringe, mi spiega Pagoto (ex sindaco di Favignana, nda) ricordandomi le parole del raïs, perché il funzionamento della tonnara non si impara sui libri, non esistono manuali né procedure automatiche o tecnologie particolari. Da millenni il sistema di pesca è sempre lo stesso, al massimo sono cambiati i materiali delle reti, anticamente in canapa e oggi in nylon. “Se perdiamo qualche anno ancora, perdiamo le maestranze, perché il sapere si tramanda da raïs in raïs, si basa sulla trasmissione orale e visiva: non ti posso insegnare come funziona una tonnara se non sei mai stato accanto alle reti. Quindi al di là dell’aspetto economico c’è anche la questione culturale, se perdiamo altri anni comincia a essere un problema”.
La pesca del tonno ha sempre avuto dunque un impatto significativo sulle economie locali del Mediterraneo, il sostegno a pratiche sostenibili e tradizionali è essenziale per assicurare che questi benefici rimangano a lungo termine, salvaguardando tanto le risorse marine quanto il tessuto culturale e sociale delle comunità costiere.
Consapevolezza e condivisione
Il tonno rosso è dunque un tesoro inestimabile del nostro mare. E potrebbe tornare a esserlo ancor di più se i nostri comportamenti fossero all’altezza della sua importanza. Col tempo purtroppo abbiamo messo in pericolo sia la specie, sia le piccole economie del territorio. Di fronte a un declino simile, è fondamentale che ognuno di noi rifletta sul proprio impatto.
E questo può avvenire anche ritornando alle origini, recuperando tradizioni antiche - sia alimentari che economiche - che hanno fatto la storia culturale del Mediterraneo e che sostenevano le comunità costiere senza mettere in pericolo la sopravvivenza del tonno rosso.
A livello concreto possiamo sicuramente scegliere prodotti ittici certificati e sostenibili, informarci sulla stagionalità dei pesci e sulle pratiche di pesca delle specie che compriamo. Allo stesso tempo, è vitale supportare e partecipare attivamente agli sforzi di conservazione: e questo possiamo farlo sia sostenendo le organizzazioni che lavorano sul campo, sia parlando e condividendo con gli altri informazioni come queste, che possono aiutare a prendere decisioni consapevoli.
Il destino del tonno rosso e del nostro mare non è scritto nelle stelle, ma nelle scelte quotidiane di ciascuno di noi.
👥 Al mare insieme
Blu Mediterraneo non è solo una newsletter.
Vuole essere anche una community, un punto di incontro per amanti del mare.
Entra nel canale Telegram che ho creato per condividere contenuti extra, anticipazioni, news e link utili, e dove possiamo commentare tutto ciò insieme.
Ci vediamo lì?
Entro 50 anni il Mediterraneo diventerà troppo caldo (anche) per il tonno. Durante il primo anno di vita, questi pesci sono particolarmente sensibili alla temperatura dell'acqua: se diventa troppo calda soffrono, fino ad abbandonare l'area in cerca di luoghi più freschi.
Tipi di tonno: le varietà che troviamo nel mar Mediterraneo. Non solo tonno rosso, in questo articolo descrivo le altre specie che troviamo nelle nostre acque e quindi anche sulle nostre tavole.
Perché i livelli di mercurio nel tonno non scendono? Sotto certi aspetti è “normale”, nel senso che ci vuole tempo. Però nel frattempo non dobbiamo peggiorare la situazione, altrimenti non se ne esce più.
I giganti del Mediterraneo. Una bella puntata di Wild Italy (su RaiPlay) che parla delle specie più imponenti del nostro mare, tra cui appunto il tonno rosso.
Se l’Italia ha paura del mare… Del libro da cui ho preso la citazione sulle tonnare avevo parlato in un’altra puntata della newsletter, te lo link nel caso in cui l’avessi persa. Perché è interessante per i diversi temi che tratta.
📚 La bibliografia di Blu Mediterraneo (sempre in aggiornamento).
💬 La community, dove parlare tutti insieme.
🛟 La raccolta fondi per sostenere il mare.